28 feb 2010

Rimini - 1° Marzo. DUE IMPORTANTI INIZIATIVE

1)

L'ISUR (Istituto di scienze dell'uomo- casa della pace) organizza

LUNEDI' 1 marzo 2010 ore 17

SALA degli ARCHI, piazza CAVOUR, Rimini

un incontro con ELENA PULCINI autrice del libro edito da Bollati Boringhieri

LA CURA DEL MONDO

paura e responsabilità nell'epoca globale

Il libro è una diagnosi dei mali del presente, individualismo illimitato e comunitarismo regressivo, e una riflessione su come uscirne.

Elena Pulcini è docente di filosofia sociale a Firenze,; nella sua ricerca elabora una teoria critica della modernità e riflette sulle trasformazioni dell'identità e del legame sociale, con particolare attenzione al problema delle passioni e della soggettività femminile.

Ha pubblicato numerosi saggi in Italia e all'estero.


2)

Lunedì 1 marzo 2010 Rimini

Primo Marzo 2010, Un giorno senza di noi

Permesso di soggiorno, diritti, cittadinanza!

Ore 11.00 P.zza Cavour

Coloriamo di giallo la città: volantinaggio antirazzista

ore 17.00 - Stazione di Rimini

Corteo antirazzista per il centro cittadino

ore 19.00 – Vecchia Pescheria

"Sound meticcio" aperitivo tematico con :

dj set, mostra fotografica e open the mic!
Info: http://primomarzorimini.blogspot.com/ tel. 339 7688990 – 333 9107749

Articoli correlati

20 feb 2010

Rimini SENZA LA PACE... articolo pubblicato sul Manifesto del 19 febbraio 2010

Rimini SENZA LA PACE
L'amministrazione di centrosinistra vuole spostare la Casa della Pace, un «bene comune» che ospita numerose associazioni, l'istituto Gramsci e il forum degli immigrati. Il comune dice di volere una «soluzione condivisa», ma subito nasce un blog contro lo «sfratto». Un assessore del Prc propone una soluzione alternativa

C'è un luogo a Rimini che da molti anni significa relazioni, partecipazione, laboratorio e ricerca di strategie altre. È la Casa della Pace, che dal cuore del centro storico della città romagnola ha costruito a partire dall'inizio degli anni '90 un patrimonio che ora sta correndo un serio rischio. L'amministrazione comunale di centrosinistra del sindaco Alberto Ravaioli vuole spostarla dalla sede di via Tonini. Il risultato rischia di essere una frammentazione delle tante esperienze che sono cresciute in questo luogo in piccoli atomi sparsi per la città. Contro questo rischio concreto è nato un blog, http://salviamolacasadellapaceblogspot.com, ed è stato diffuso un appello contro quello che viene definito senza troppi giri di parole lo "sfratto" della Casa. (Leggi tutto l'articolo)

8 feb 2010

Lettera aperta alla città (sulla Casa della Pace e non solo) di federico chicci

Lettera aperta alla città (sulla Casa della Pace e non solo)

Non so quanti di voi se ne siano accorti (e spero in molti) ma questa città soffre di una gravissima malattia. Non è, oramai da molti anni, più capace di fare sistema, di seminare frutti (spazi) di condivisione e di progetto. È una città abbandonata a se stessa, o meglio al business predatorio (e di rendita) e alla mera tutela degli interessi parassitari e proprietari delle sue lobbies economiche e culturali. Una città alla deriva che non sa promuovere, non sa mettere più a progetto le sue enormi, e vorrei dire più uniche che rare, potenzialità di laboratorio sociale e di fare cooperativo. Certo mi si potrebbe ribattere che il turismo ha tenuto e sta tenendo nonostante la crisi globale... ed è un bene, ma per quanto la città, la sua fisionomia, la sua prospettiva potranno continuare a reggersi su tale orizzonte? Sempre più frequenti sono infatti i segnali di una crisi che non è solo duramente economica ma profondamente iscritta nei nodi del tessuto sociale che la sostiene.

Questo mio brevissimo intervento, che avrebbe bisogno di ben altre argomentazioni a sostegno, vuole essere anche una precisa manifestazione di disagio verso il modo in cui si governa politicamente la città. Quest’ultimo non mi pare sia davvero all’altezza del (certo gravoso) compito della contemporaneità che ogni giorno attraversiamo, volenti o dolenti, in tutte le sue preoccupanti contraddizioni. La città avrebbe bisogno di ben altro, rispetto al cemento che ogni giorno continua a colarci addosso. E pensare che avremmo anche delle infrastrutture incredibilmente efficienti! Questo non è affatto sviluppo. Al limite il suo contrario.

Il problema, e questo è il fatto più grave, è che non solo di tutto ciò non se ne preoccupa (la classe dirigente allargata, intendo questa volta) ma si fa di tutto per distruggere e dilapidare anche quello che è rimasto di virtuoso nella nostra “fabbrica” sociale.

L’elenco che figura e da corpo a questo mio disagio sarebbe lungo da motivare (non è questo il contesto in cui farlo analiticamente), ci basti pensare a titolo di esempio quanto poco costruttivo e promozionale dei saperi locali è l’investimento (ma è davvero tale? Personalmente ho molti dubbi) che l’amministrazione ogni anno fa sul capodanno attraverso la Rai. Pensiamo anche solo per un attimo a quale operazione di alta cultura musicale e dell’intrattenimento si potrebbe organizzare diffusa sul territorio solo con una minima parte di quel budget. E quanto potrebbe giovare al nostro territorio (al centro storico oramai morente, in primis) e ai nostri saperi professionali del loisir un’operazione alternativa di questo respiro.

Ma veniamo al motivo specifico per cui ho deciso di rivolgermi ai lettori di questo giornale (ma questo andava assolutamente contestualizzato per essere ben compreso). Un patrimonio importante della città (della città civile, culturale, politica ma anche dell’auto-organizzazione sociale) come è certamente la Casa della Pace (per la sua storia e per il suo presente) rischia, per mano della miopia di queste nostre (uso il plurale non a caso) amministrazioni, di essere frammentato e spezzato e quindi di andare irrimediabilmente perduto. Un patrimonio enorme, fatto di cultura, condivisione, dedizione, impegno e solidarietà. Non mi dilungherò a descrivere nel dettaglio cosa sia la Casa della Pace (non ho né la giusta competenza né lo spazio per farlo qui), spero che molti di voi ne conoscano già le importanti attività e ne comprendano quindi immediatamente il valore. Certamente però il posto che occupa la Casa della Pace nel cuore antico della città gli spetta, diciamo in senso lato, per “uso capione”.

Oppure, se quello spazio di via Tonini deve necessariamente essere usato per altre attività, sia individuato subito e senza indugio (da chi di dovere) un luogo adatto dove trasferire le sue attività. Il posto ci sarebbe pure. In via Brighenti n. 24, nel nostro amatissimo centro storico, esiste un luogo ancora pubblico la cui alienazione (attraverso un asta pubblica di vendita) da parte dell’amministrazione non è andata, per più volte consecutive, a buon fine (nessun compratore al suo prezzo indicato come quello di “mercato”, dunque). Ora probabilmente tale spazio verrà (suppongo, ma è solo una congettura) rimesso all’asta ad un prezzo inferiore e quindi, permettetemi di dirlo, a mio parere “svenduto” al privato. In quel luogo invece potremmo iniziare a progettare un nuovo, e comune, centro storico; potremmo individuare e impiantare un importante polmone di socialità e soggettività per la città. Convogliare qui non solo la Casa della Pace ma tutta una serie di attività laboratoriali, culturali, creative, di promozione dei saperi e perché no? di solidarietà (il posto è grande e ben attrezzato e può contenere e mettere a frutto tali fondamentali -oggi più che mai- sinergie).

Oramai sono anni che lavoro a Bologna, ma come molti altri non riesco a lasciare la mia città (dove tutt’ora abito da pendolare). Quello che sta accadendo oggi a Rimini mi pare grave e non mi è stato possibile trattenermi dal rivolgere questo accorato appello personale. Vi chiedo, anzi vi prego con qualsiasi mezzo civile e democratico di sostenere la “causa” della Casa della Pace. C’è in gioco davvero il destino di tutti noi.

Grazie per la vostra preziosa attenzione.

Federico Chicchi

(docente di Sociologia del lavoro- Università di Bologna).

7 feb 2010

Appello pubblico contro lo sfratto della Casa della pace

LA CASA DELLA PACE: un patrimonio culturale e sociale della città

Per adesioni: coordinamentocasadellapace@gmail.com

Le associazioni culturali e sociali, che animano lo spazio denominato “Casa della Pace”, sito in via Tonini ,n. 5 a Rimini (ex palazzina mostre ), si sono riunite in assemblea per rispondere alla decisione manifestata dall’Amministrazione Comunale di destinare questo stabile ad “aule di turismo scolastico” e al conseguente “sfratto”, e hanno valutato le proposte (per altro ancora molto vaghe), avanzate dalla suddetta Amministrazione relativamente ad un eventuale trasferimento del patrimonio ospitato in questo edificio: non solo l’ archivio e la biblioteca del Maritain, che si è arricchita negli anni, ma anche le attività culturali e interculturali, le attività associative e sociali che vi si svolgono e che fanno di questo spazio un luogo di incontro, dialogo e interazione tra generazioni, esperienze, culture diverse: la Casa della pace è una Casa delle Culture.

Prendendo atto che la volontà dell’Amministrazione comunale sottende un disconoscimento e una svalutazione di questo patrimonio culturale, che appartiene a pieno titolo alla città di Rimini e alla sua storia, l’assemblea ribadisce i capisaldi su cui poggia questa Casa delle Culture:

1) la Casa della Pace nasce nei primi anni novanta per iniziativa di un gruppo storico di associazioni impegnate da sempre sui temi della pace,della solidarietà internazionale e dei diritti umani ( Italia-Nicaragua, Mani Tese, Amnesty International, Pacha Mama, Istituto di Scienze dell’Uomo, Arci, Fondazione Zoebeli, Rete Radiè Resh, Educaid, ecc) trovando accoglienza e sostegno da parte della Amministrazione Comunale di allora, che riconoscendo il valore culturale alla loro attività concede questo spazio- casa delle Associazioni. La 1° guerra del Golfo ed il primo cinquecentenario della conquista della’ America Latina sono i due episodi che in quegli anni mobilitano associazioni e singoli cittadini ad un rinnovato impegno terzomondista e internazionalista, dopo la stasi degli anni ottanta.

Forte è stato l’impatto sulla città, che ha visto una più intensa partecipazione alle iniziative della Tavola della Pace di Perugia (Marcia della Pace Perugia/Assisi, Forum dei Popoli), la presenza sul nostro territorio di testimoni esemplari in rappresentanza di tanti popoli oppressi; il sostegno a progetti di cooperazione internazionale in collaborazione con gli Enti Locali; l’avvio di progetti di “educazione alla pace” nelle scuole e di coscientizzazione dell’intera cittadinanza attraverso iniziative pubbliche (Equamente ed Interazioni) sui temi del rapporto tra Nord e Sud del Mondo e del dialogo interculturale ancora oggi attivi.

2) fin dalla sua nascita la Casa della Pace è stata pensata come una realtà aperta, capace di dare spazio a tutte quelle esperienze che erano in sintonia con l’ispirazione originaria. Così la Casa della Pace, a partire dalla metà degli anni novanta, diventa anche il luogo in cui le associazioni degli immigrati (Arcobaleno, Etnos, Speranza Ucraina, Immigrati Mondo, Ivoire Club, Immigrati tunisini, gruppo bambini della Moschea, ecc), che stanno nascendo trovano accoglienza e spazio per dar vita ad importanti iniziative sul cammino dell’integrazione. Nasce così la prima scuola di alfabetizzazione linguistica della Provincia di Rimini, che ancora oggi ospita ogni anno più di seicento allievi; viene sperimentato il “Forum degli immigrati”, prima esperienza di rappresentanza diretta degli immigrati; vengono avviati progetti interculturali e di approfondimento dei percorsi di integrazione, che vedono la partecipazione attiva di immigrati e cittadini riminesi. Contemporaneamente la Casa della Pace diventa uno spazio fruibile da tante associazioni di carattere politico/culturale (la Biblioteca “Libertad”, Rumori Sinistri, il Coordinamento donne, il CIDI, l’Istituto Gramsci, L’UAAR, RiminiLabs, ecc.) colmando di fatto una carenza presente nella città: è questo l’unico spazio disponibile per l’autorganizzazione dell’associazionismo di carattere più culturale.

3) in tale contesto un ruolo particolare viene giocato dall’associazione Istituto di Scienze dell’Uomo, non solo perché intestataria della convenzione con il Comune per la gestione dell’immobile ma soprattutto perché la sua iniziativa rappresenta quel filo rosso che attraversa e connette tutte queste esperienze. Questa associazione rappresenta una delle istituzioni culturali private più antiche attualmente attive nella città; nasce infatti all’inizio degli anni sessanta con la denominazione di Circolo Culturale J: Maritain, caratterizzandosi a cavallo tra gli anni sessanta e settanta per essere un punto di riferimento nazionale nell’ambito della lotte sociali ed ecclesiali di quegli anni ( Gruppi spontanei, Cristiani per il socialismo, Comunità di base, ecc.). Di questa stagione, presso l’associazione è conservato un ampio patrimonio documentario per certi versi unico in Italia. Negli anni successivi questa esperienza si rivela capace di intercettare quanto di più dinamico si muove nella società riminese aprendo la propria sede alle esperienze più diverse (collettivi di studenti ed insegnanti, comitati per la difesa dei diritti civili, coordinamenti pacifisti, movimenti delle donne ,ecc): si determina così un mix quanto mai originale e proficuo. Negli anni ottanta il Maritain si trasforma in Istituto di Scienze dell’Uomo, che mantenendo l’ispirazione originaria, coniuga la propria azione con le nuove domande che vengono da una società in evoluzione : agli inizi degli anni novanta è tra i soci fondatori della Casa della Pace portando in questa esperienza collettiva un proprio contributo originale soprattutto nel campo dell’incontro con le altre culture. Un’espressione di questa vocazione interculturale è l’istituzione di un Master in “Studi orientali e comparativi” unico in Italia, un’altra è l’avvio di un laboratorio di “scrittura autobiografica” con donne immigrate.

4) in conclusione la Casa della Pace non è stata soltanto un luogo fisico in cui hanno trovato spazio tante diverse associazioni (fatto già di per sé importante), essa rappresenta un grande laboratorio capace di costruire una progettualità comune, che va oltre le esperienze delle singole associazioni, pure estremamente importanti. Lavorare insieme all’interno di un medesimo spazio è oggi, come ieri, una carta vincente, capace di determinare nella città un impatto culturale e sociale estremamente rilevante. La presenza di esperienze e culture diverse, va perciò assolutamente valorizzata e conservata. E’ riduttivo e miope pensare che l’insegnamento di italiano per stranieri sia un problema sociale, come fa l’Amministrazione comunale; le attività per e con i migranti che si svolgono nella Casa della Pace sono espressione di una società che si è trasformata in senso multiculturale e non si possono separare dalle altre attività culturali: ci sarebbe un impoverimento reciproco.

L’Istituto di scienze dell’uomo, la Casa della pace, la scuola di lingua e le attività con e per migranti, lo spazio per le associazioni culturali vanno irrinunciabilmente tenute assieme.

5) le iniziative promosse in questi anni rappresentano quanto di più innovativo in campo culturale la nostra città abbia prodotto. Lungo sarebbe l’elenco degli eventi realizzati; quelli più importanti fatti in collaborazione con la stessa Amministrazione Comunale sono l’incontro con Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento Europeo, l’israeliana Nurit Peled, premio Sakarov per i diritti umani del Parlamento Europeo e la palestinese Hannah Abu Qtesh, ricevute dallo stesso Presidente del Consiglio Comunale, Franco Battiato che inaugura la prima ed unica mostra sul Sufismo in collaborazione con il Museo degli Sguardi, la mostra fotografica di Isabella Balena sull’Irak, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura. E’ quindi evidente che la Casa della Pace non rappresenta un’ anomalia nell’ambito degli spazi destinati da questa città alla cultura, che deve essere rimossa ed emarginata: noi crediamo anzi che questa Amministrazione dovrebbe valorizzarla, inserendola ancora più organicamente nel complesso delle proprie istituzioni culturali. Queste ultime sono troppo spesso ripiegate su sé stesse in una sorta di narcisismo culturale, che impedisce loro di vedere ciò che di nuovo nasce nella città. La tutela del patrimonio culturale di questa città non può esaurirsi nella salvaguardia della vestigia del passato, pure importante, ma passa anche attraverso la valorizzazione delle esperienze culturali vive che in essa si producono:

da questo punto di vista ciò che in questi anni si è verificato lungo la via Tonini rappresenta un laboratorio di urbanistica sociale di estremo interesse caratterizzato dall’incontro delle diversità, del passato e del presente, della cultura mussale con la cultura prodotta dai cittadini ( riminesi e provenienti da altri paesi) in forma associata e aperta; ed è interessante notarecome questa vocazione all’incontro e alla prossimità della diversità sia stata coltae promossa anche dalle stesse iniziative commerciali presenti in loco, che vanno dalla cucina greca a quella italiana tradizionale e non, dall’equo-solidale all’antico Canevone veneziano.Per tutto questo rivendichiamo uno spazio adeguato e decoroso all’interno degli spazi che l’ Amministrazione Comunale ha destinato alle attività culturali, spazi che rappresentano “beni comuni”che appartengono alla comunità e da questa debbono essere fruiti.

Alla luce di quanto espresso le associazioni su menzionate chiedono un incontro con il Sindaco del Comune di Rimini e con l’Assessore competente.

Per adesioni: coordinamentocasadellapace@gmail.com

"Casa della Pace, un patrimonio per la città"

Rimini - Braccio di ferro con i collettivi l'Assessore Beltrami: "Nessuno sfratto in via Tonini"

Il Resto del Carlino del 6 feb. 2010
Contro la decisione di destinare la Casa della Pace ad aule di turismo scolastico, si schierano le associazioni che vi operano all'interno. Palazzo Garampi fermo: "La convenzione è scaduta nel 2008"

Rimini, 5 febbraio 2010 - Prosegue il ‘match’ a Rimini tra l’amministrazione comunale e le associazioni ospitate nella Casa della pace di via Tonini. Contro la decisione “manifestata dalla Giunta di destinare lo stabile ad aule di turismo scolastico e contro il conseguente sfratto”, si schierano i collettivi che operano nella struttura i quali affermano di aver "valutato le proposte dell’amministrazione relativamente ad un eventuale trasferimento del patrimonio ospitato in questo edificio". Le associazioni rimarcano su tutte le attività promosse in via Tonini dai primi anni novanta a questa parte sui temi della pace e della solidarietà internazionale, e prendono atto che la volontà del Comune “sottende un disconoscimento e una svalutazione di questo patrimonio culturale”.

Per la Giunta risponde l’assessore alla Cultura Antonella Beltrami, che non vuol sentire parlare di sfratti ma premette che “la convenzione per l’utilizzo dei locali in questione è scaduta nel dicembre del 2008”. Nell’ambito del Museo della Città, spiega l’assessore, si sta procedendo ad un restauro dell’edificio che in alcune sue parti versa “in condizioni disastrose: per l’ala moderna, che sarà consegnata a fine anno, sono già stati investiti nove milioni di euro, e in programma c’è anche l’inaugurazione dell’ala archeologica”.

Beltrami, comunque, vuole arrivare ad una soluzione “condivisa” con le associazioni, “ma è chiaro che se dobbiamo procedere con i lavori bisogna trovare spazi alternativi”. In ogni caso, viene rispedita al mittente l’accusa di aver sottovalutato l’importanza dell’impegno sociale svolto: “Se non lo riconoscessimo non staremmo nemmeno qui a discutere”, osserva l’assessore che, sulla richiesta di un nuovo incontro in presenza del sindaco chiesto dai collettivi, precisa: “Di riunioni ce ne sono già state tre, ci rivedremo quando ci saranno novità concrete”.